Le loro allucinatissime canzoni, che nell’esordio guardavano ad una sfasata e minimale forma di folk e blues, qui si tingono di rock ed alzano il tasso d’elettricità facendosi, nel contempo, anche più quadrate e leggibili. Rimane costante comunque la laterali di un progetto che si pone quasi come virus all’interno del panorama musicale odierno, da un lato attraverso i testi di Bertacchini, lividi e visionari, urlati o declamate con un fare quasi da Ferretti dei tempi belli, dall’altro attraverso una musica che, sia pur poi non così ostica, dà una visione del blues o del rock da una prospettica sempre iconoclasta e personale. Undici brani – tra cui uno ispirato a Pasolini – creativi e spiazzanti, d’autentica e fulgida bellezza.
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