Achille Succi

Achille Succi, nato a Modena nel 1971, è uno dei talenti più interessanti nel panorama dei musicisti italiani. Ha studiato al “Berklee College” di Boston, e a “Siena Jazz”, dove oggi è docente. Ha collaborato con Dave Liebman, George Russell, Kenny Wheeler, Steve Coleman, Ernst Reijseger, Carla Bley, Louis Sclavis, Bruno Tommaso, la New Jungle Orchestra di Pierre Dørge, l’Italian Instabile Orchestra etc., suonando in varie nazioni . Solista estremamente dotato e generoso, dall’estro melodico e vertiginosamente virtuosistico, manifestato anche nella composizione, a suo agio sia in contesti più marcatamente jazzistici che in territori più aperti. Attualmente fa parte di formazioni come Belcanto di Ettore Fioravanti, Gramelot Ensemble di Simone Guiducci, Caos Ensemble di Alfredo Impullitti, Nexus, Eleven di Franco D’Andrea, del la Proxima Centauri Orchestra di Giorgio Gaslini, e più recentemente della Dolmen Orchestra di Nicola Pisani.

Achille Succi Saxophonist, bass clarinetist born in Modena on 1971. Mainly self-taught, he attended Siena Jazz and D.Liebman’s Masterclasses. Together with Fabrizio Puglisi and Alberto Capelli he founded the “Atman” group, with whom he performed with famous guests such as Louis Sclavis, Ab Baars and Ernst Rejiseger. Beside his own Ensemble and duo with bass player Salvatore Maiore, Achille Succi takes also part in many musical projects, among those the “Othello Suite” of Uri Caine, “Circulez!” of Louis Sclavis, “Belcanto” of Ettore Fioravanti, “Gramelot ensamble” of Simone Guiducci, “Urban Raga” of Paolino Dalla Porta, “Nexus” di T.Tononi e D.Cavallanti, “Dolmen orchestra” of Nicola Pisani, “P.Centauri Orchestra” of Giorgio Gaslini and the “Eleven” of Franco D’Andrea; he also took part in many CD and concerts in Europe and in the world with various groups and musicians, italians and foreigns. As winner of the “Pépinières Europeénnes pour jeunes artistes” he had been guested by the Copenhagen rhythmic conservatory, where he began a collaboration with the danish composer Pierre Dorge and his “New Jungle Orchestra”, who brought him touring in Scandinavia, Brasil and Australia. As bandleader Achille Succi released two cds, Shiva’s dance” and “Terra”, he also take part of a duo project with bass player Salvatore Maiore, with whom released “Pequenas flores do inferno”.All of those works got many positive critics from all national newspaper and Jazz magazines. He is teaching saxophone and clarinet at the civic school of Nonantola (Modena), and held jazz improvisation workshops and masterclasses at the Roccella Jonica Jazz Festival, “Tonelli” musical institute(Carpi), in Tollo (Pescara), Corropoli (Teramo), Lecco and Ferrara. Since 2001 he is among the teachers of the famous SienaJazz summer workshops and since 2006 he is teaching improvisation techniques on clarinet at the Conservatory of Ferrara.

The Shipwreck Bag Show – Il Tempo … tra le Nostre Mani, Scoppia

Siamo lieti di annunciarvi una nuova coproduzione in collaborazione con Wallace Records: Xabier Iriondo e Roberto Bertacchini di nuovo insieme per dare seguito all’omonimo miniCD che chiudeva la wallaceMailSeries. Due anni passati a forgiare un suono che è diventato molto più della somma di due stili la cui personalità è ormai diventata marchio di fabbrica, The Shipwreck Bag Show è un gruppo, una band che suona dal vivo e con questo album propone dodici brani che non è azzardato definire canzoni. Senza dimenticarsi della ricerca sonora portata avanti negli anni, il duo si dedica a cantare e suonare blues: ovviamente canzoni ubriache e sbilenche , ovviamente blues zoppo, zozzo, evocativo e primitivo. We are glad to announce a new co-production between us and Wallace Records. Xabier Iriondo and Roberto Bertacchini are together again after two years spent developing a sound that now is much more than the sum of two styles. The Shipwreck Bag Show is a live performing band and with this album presents twelve new tracks that we can easily call “songs”. This duo sings the blues: drunk and lopsided songs, cripple, evocative and primal blues.

Il Tempo … tra le Nostre Mani, Scoppia

“…naufraghi nell’oceano del pop, rifugiati su di un’isola fuori dal tempo, il nostro bagaglio è una semplice borsa, colma di legno, metallo e circuiti stampati.”

Xabier Iriondo e Roberto Bertacchini di nuovo insieme per dare seguito all’omonimo miniCD che chiudeva la wallaceMailSeries. Due anni passati a forgiare un suono che è diventato molto più della somma di due stili la cui personalità è ormai diventata marchio di fabbrica, The Shipwreck Bag Show è un gruppo, una band che suona dal vivo e con questo album propone dodici brani che non è azzardato definire canzoni. Senza dimenticarsi della ricerca sonora portata avanti negli anni, il duo si dedica a cantare e suonare blues: ovviamente canzoni ubriache e sbilenche , ovviamente blues zoppo, zozzo, evocativo e
primitivo. Dio (o chi per lui) li fa…..“… we are shipwrecked in the ocean of pop, refugees on an island out of time, our luggage is just a bag full of wood, metal and printed circuit boards.”

Xabier Iriondo and Roberto Bertacchini are together again to continue the work started with the mini-cd of the same name which closed the wallaceMailSeries. Two years to forge a sound that has become much more than the sum of two styles, whose personality has become trademark. Shipwreck The Bag Show is a group, a band playing live and this album offers twelve tracks that are real songs. Without forgetting the sound research carried out over the years, the duo is dedicated to singing and playing blues songs obviously drunk and crooked, obviously cripple blues, dirty, primitive and evocative. God (or who for him) makes them …

Simone Massaron/Marc Ribot Duo su Radio3

Venerdì 27 Febbraio a mezzanotte e dieci su Radio3 nel programma “Battiti” potrete ascoltare la registrazione del concerto live di Simone Massaron in duo con Marc Ribot del 17 Luglio 2008. Per ulteriori informazioni consultate http://www.radio.rai.it/radio3/battiti/index.cfm Feb. 27th on Battiti, radio broadcast on Radio3 at 0.10 AM simone massaron & marc ribot duo, july 17th 2008 live recording. Info at http://www.radio.rai.it/radio3/battiti/index.cfm

Pada Yatra (C. Green & G. Grant) – Eyes To The Sun

Eyes To The Sun
PADA YATRA: Eyes to The Sun

  • Craig Green- Chitarra Acustica
  • George Grant- Tabla/Frame Drums

Registrato Live il 28 Gennaio 2008 al Museum of Eastern Idaho
Contemporary and World Music series.
Eyes To The Sun

PADA YATRA: Eyes to The Sun

  • Craig Green- Acoustic Guitar
  • George Grant- Tabla/Frame Drums

Recorded Live January 28th, 2008 at the Museum of Eastern Idaho

Contemporary and World Music series.

Craig Green + David King – AAJ Italia

Non fatevi ingannare dal clima brumoso e riflessivo del primo brano di questo ottimo album. Craig Green e David King iniziano il loro viaggio con una sorta di detournement: il primo abbandona per un attimo la chitarra e fornisce solo un ribollire di elettronica che borbotta sullo sfondo, mentre David King, batterista dei Bad Plus e degli Happy Apple, si sposta al pianoforte, dimostrando di sapersela cavare molto bene anche con i tasti bianchi e neri. Ma è solo un preludio, un modo straniante per iniziare la giornata.

Con il secondo brano il salto è inevitabile e ci ritroviamo a fronteggiare la chitarra aggressiva di Green che si impegna allo spasimo nel confronto con la batteria potente e multiforme di King, per un dialogo serrato e stimolante che si fa sempre più coinvolgente. L’arena è quella della musica sperimentale che sta a cavallo dei generi e che in questo caso sa profumarsi di groove, di cadenze ipnotiche ed esotiche, di scorribande urbane che scatenano bagliori e zaffate di umori al vetriolo.

Questi cambiamenti repentini di clima sono alla fine il dato più evidente di un progetto interessante e pieno di piccole sorprese. Molto spazio è lasciato all’improvvisazione ma la capacità di darsi uno scheletro strutturale sempre ben evidente rende il lavoro di questi due musicisti ancora più interessante. Non mancano alcune derive in area rockettara, ma in questo caso i due musicisti sembrano in realtà strizzare l’occhiolino ad un mondo che li incuriosisce ma al quale forse non sentono di appartenere completamente.Non fatevi ingannare dal clima brumoso e riflessivo del primo brano di questo ottimo album. Craig Green e David King iniziano il loro viaggio con una sorta di detournement: il primo abbandona per un attimo la chitarra e fornisce solo un ribollire di elettronica che borbotta sullo sfondo, mentre David King, batterista dei Bad Plus e degli Happy Apple, si sposta al pianoforte, dimostrando di sapersela cavare molto bene anche con i tasti bianchi e neri. Ma è solo un preludio, un modo straniante per iniziare la giornata.

Con il secondo brano il salto è inevitabile e ci ritroviamo a fronteggiare la chitarra aggressiva di Green che si impegna allo spasimo nel confronto con la batteria potente e multiforme di King, per un dialogo serrato e stimolante che si fa sempre più coinvolgente. L’arena è quella della musica sperimentale che sta a cavallo dei generi e che in questo caso sa profumarsi di groove, di cadenze ipnotiche ed esotiche, di scorribande urbane che scatenano bagliori e zaffate di umori al vetriolo.

Questi cambiamenti repentini di clima sono alla fine il dato più evidente di un progetto interessante e pieno di piccole sorprese. Molto spazio è lasciato all’improvvisazione ma la capacità di darsi uno scheletro strutturale sempre ben evidente rende il lavoro di questi due musicisti ancora più interessante. Non mancano alcune derive in area rockettara, ma in questo caso i due musicisti sembrano in realtà strizzare l’occhiolino ad un mondo che li incuriosisce ma al quale forse non sentono di appartenere completamente.

Rings Of Fire – Blow Up

Un duo collaudato, che si avvale di collaborazioni importanti, a cominciare dalla nota violinista Jenny Scheinman, e si dipana lungo due ampie e corpose suites ideate, una a testa, dai titolari. La presenza degli archi (troviamo anche la viola di Emanuele Parrini) aumenta non solo le possibilità dello spettro sonoro ma offre all’ottetto la possibilità di costruire sul momento interazioni svincolate dalle modalità consuete. Il che consente a Cavallanti & Tononi di dare il meglio di loro stessi nell’attimo in cui si dimenticano un po’ del loro vissuto. (7/8)Un duo collaudato, che si avvale di collaborazioni importanti, a cominciare dalla nota violinista Jenny Scheinman, e si dipana lungo due ampie e corpose suites ideate, una a testa, dai titolari. La presenza degli archi (troviamo anche la viola di Emanuele Parrini) aumenta non solo le possibilità dello spettro sonoro ma offre all’ottetto la possibilità di costruire sul momento interazioni svincolate dalle modalità consuete. Il che consente a Cavallanti & Tononi di dare il meglio di loro stessi nell’attimo in cui si dimenticano un po’ del loro vissuto. (7/8)

Craig Green + David King – Musica Jazz

Attenti a questi due: non annoiano mai e amano sorprendere, da subito, Per capirlo è infatti sufficiente una manciata di secondi del brano d’apertura: una tenebrosa meditazione per pianoforte e interferenze elettroniche, Niente male come inizio per un chitarrista e un batterista, Poi repentinamente ci si tuffa nella nervosa tessitura rockeggiante del vulcanico Faux Hawk, riprendendo gli «strumenti istituzionali», chitarra elettrica e batteria, Ancora un cambio di scena in Pari 2, interazione minimale tra vibrafono e chitarra, Si procede così per l’intero disco, tra ballad un po’ sbilenche come Walk Left (dove, come poi in altri brani, il batterista dei Bad Plus è di nuovo al pianoforte), momenti più astratti (Rock, Paper, Scissors e Siand Righi, per esempio). dirompenti crescendo elettrici (Cinematic) e la naiveté di Rainey Qunciera, filastrocca per chitarra acustica e vibrafono, Neanche sulla lunga distanza i due si smarriscono, improvvisando con sicurezza, nerbo e timbrica variegata in Snow Plow, con tanto di riff in stile hard rock e finale in dissolvenza, Border Town 1929, infine, è speculare al brano d’apertura: meditazione acustica di Green, sobrie percussioni e disturbi elettronici. Strana coppia ma funziona.Attenti a questi due: non annoiano mai e amano sorprendere, da subito, Per capirlo è infatti sufficiente una manciata di secondi del brano d’apertura: una tenebrosa meditazione per pianoforte e interferenze elettroniche, Niente male come inizio per un chitarrista e un batterista, Poi repentinamente ci si tuffa nella nervosa tessitura rockeggiante del vulcanico Faux Hawk, riprendendo gli «strumenti istituzionali», chitarra elettrica e batteria, Ancora un cambio di scena in Pari 2, interazione minimale tra vibrafono e chitarra, Si procede così per l’intero disco, tra ballad un po’ sbilenche come Walk Left (dove, come poi in altri brani, il batterista dei Bad Plus è di nuovo al pianoforte), momenti più astratti (Rock, Paper, Scissors e Siand Righi, per esempio). dirompenti crescendo elettrici (Cinematic) e la naiveté di Rainey Qunciera, filastrocca per chitarra acustica e vibrafono, Neanche sulla lunga distanza i due si smarriscono, improvvisando con sicurezza, nerbo e timbrica variegata in Snow Plow, con tanto di riff in stile hard rock e finale in dissolvenza, Border Town 1929, infine, è speculare al brano d’apertura: meditazione acustica di Green, sobrie percussioni e disturbi elettronici. Strana coppia ma funziona.