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sabato 23 aprile 2016

Poche note sull'improvvisazione italiana: svolte esistenziali e ritualità oscure

Nell'attuale scena jazzistica italiana il posto rivestito dal sassofonista soprano Gianni Mimmo è del tutto speciale: non si tratta solo di essere un sedicente sviluppatore di melodie o l'avventore di un prodotto strutturato per le sensazioni (in due parole il musicista), ma di essere di fronte ad un'artista in possesso di una profondità di pensiero tale che dalla musica si dirige nel vasto e accattivante mondo dell'arte. E' una qualità il cui accesso non è un evento immediatamente comprensibile (i suoi lavori vanno ascoltati più del dovuto e con l'accuratezza dell'esperienza matura dell'ascolto) e rivela le insidie di una superficiale considerazione del materiale utilizzato (i suoi lavori sono più tosti di tanta musica che si presume tale). Il trittico di cds che vi propongo e che lo vede in solo, poi in duo con Garrison Fewell ed in trio con Martin Meyes e Lawrence Casserley, è come le tre fasi di un pranzo perfetto, carpisce l'essenza musicale dell'artista, le sue passioni e le sue vie di fuga. 
Gianni incide il suo secondo disco in solitudine dopo One Way Ticket del 2005, godendo del supporto della Tarzan Records che lo ha convinto ad incidere in tal modo, vincendo quello che egli stesso giudica come l'esperimento più meraviglioso da presentare ma anche il più rischioso. In verità Mimmo di rischi ne può correre molto pochi, perché dalla sua parte si è saldamente costruito uno stile che è sviluppo di quei modelli a cui viene riferito: è vero che Lacy è l'impostazione di partenza del sopranista, ma è anche vero che fraseggi, usi dissonanti di tecniche estensive e aree meditative dell'improvvisazione propongono anche un più ampio spettro di quella "colorazione" del suono, che rappresenta il principale obiettivo della sua musica: "Further considerations" è trapassato dalla translucenza creativa che accompagna la lettura di un testo letterario o la visione assorta di un dipinto: pubblicato in Lp con tiratura limitata a 150 pezzi (un formato che Gianni mostra gradire molto), la musica richiama le intelligenze settoriali di Steve Lacy, Gilles Laheurte, Mario Sironi, Piet Mondrian, nonché la condensazione minimale di Matthias Heiderich, riassumendole in una visione d'arte che è delimitazione di confini e rottura di essi: i vincoli apparentemente strutturali di un Lacy presentano delle aperture tecniche che sono in grado di liberare dei potenziali armonici; il Mondrian della maturità ritraeva degli spazi bianchi delimitati da linee nere carcerarie che invece si prestavano ad una maggiore intensità e valutazione del bianco del disegno; i paesaggi urbani freddi di Sironi sembrano schiacciare l'anima fintantoché non si individuano delle ombre salvificatrici; la filosofia dello scomparso Laheurte recuperava una spiritualità incandescente nonostante il depistaggio delle vicende umane; lo stesso Heiderich nel disegno prescelto per Further considerations lascia supporre la passione per una colorazione intensa e prefigura nei suoi angoli, periodi di svolta prolungati della nostra esistenza. Cercate queste corrispondenze nella musica di Further considerations e troverete ampie risposte in ogni momento.
Mimmo ha avuto la fortuna di essere uno degli ultimi partners del chitarrista Garrison Fewell: "Flawless dust" abbina il suo sedicente modo di suonare con l'abulimia della costruzione armonica di Fewell, un rappresentante eccelso delle teorie di Bailey. L'importanza dell'atto musicale foriero della produzione di un'immagine vivida e terribilmente artistica si comprende tutta nel lungo brano che pervade il clima complessivo della collaborazione; nei quasi 14 minuti di "A floating Caravan" c'è forse il miraggio di una generazione di musicisti, una forza spirituale attuata tramite la musica, dove un sottile gioco di elementi è in grado di provocare "svolte": note di chitarra completamente atonali e quasi al limite della liquidità, un sax mistico lavorato magnificamente sulla dissonanza e qualche effettivo percussivo in memoria di vecchi riti, lavorano subdolamente nell'improvvisazione alla stessa maniera con cui un Jonathan Harvey avrebbe lavorato su un suo pezzo. La cover propone una foto ottenuta dalla Nasa di Marte, ritraente formazioni di materiale che si prestano a questo gioco perverso delle modificazioni fisiche: è l'elemento che può legarsi all'esperienza che Mimmo ha immortalato su Granularities, il trio con Martin Mayes (corno naturale, a valvole e alphorn) e la computer music di Lawrence Casserley (digital processing per gli strumenti e piccole percussioni). Registrato nel cottage di Casserley, "Granularities" si impegna a creare una sorta di virtuale e moderna commedia in tre atti dove gli attori sono però solo i musicisti con le loro idee e le loro improvvisazioni: quello che si cerca di sondare è il livello di attrazione delle tecniche di fronte alla pratica emotiva; la sintesi granulare applicata agli strumenti viene contratta nelle sue capacità di modificare i suoni, cercando di lasciare intatta in qualche modo la parte intima dell'espressione, al fine di lavorare efficacemente sulla formazione di immagini mentali a supporto; è qualcosa che oggi in pochi ripropongono, distratti dalle avventure che la tecnologia propone. Dal punto di vista dei risultati c'è molto degli esperimenti di Subotnick e Maderna, quell'elettronica umanizzata capace di legarti all'ascolto allo stesso modo con cui Tito Stagno ci legava con le immagini alle scoperte sulla Luna, in un rapporto di corrispondenza che a ben vedere ci lega ancora indissolubilmente. Sprazzi di note estemporanee, masse di suono che aprono prospettive, in definitiva ancora spazi di cambiamento che mandano messaggi spaziali codificati, utilizzabili per chissà quale ritualità cosmica.
Quanto al rito e alla sua crescente riscoperta, si può compiere un viaggio più sinistro nelle ritualità incresciose del recente lavoro condotto dal duo Pat Moonchy e Angelo Contini: Durga Puja, festa costruita dagli Hindu per celebrare la santità della divinità e la sua potenza nel predominio delle forze diaboliche, è dedicato alle comunità del Nepal (ove esiste una comunità consistente induista). Sfasato su qualsiasi piano temporale, "Durga Puja" è una dimostrazione di eccellenza performativa: in quest'ottima registrazione per la Panyrosas D. mentre la Moonchy rievoca fantasmi e turbe psicologiche tramite del live electronics calcificato, meccanico e dei vocalizzi che esaltano il pragmatismo degli argomenti (tra sincopi della Galas e del canto orientale), Contini distorce la discorsività del trombone per accedere ad un parossistico mondo di suoni reso disponibile da una piena libertà espressiva e dal supporto funzionale di alcune tecniche estensive (Contini fa anche uso di conchiglie e suoni preventivamente registrati). La scansione feticcia che subisce Scarbourough Fair, una ballata tradizionale scozzese ricomposta e portata al successo da Simon & Garfunkel (la riconquista di un atto di amore sussidiario a delle prove durissime) ha del sorprendente e prospetta una dinamica arroventata che può essere vissuta solo nella completa disponibilità della libera improvvisazione.



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