Il suono, l’eco suscitano emozioni che si tramutano in movimento. Questo movimento le amplifica e le rende visibili. Non hanno contrasti ma solo e sempre confluenze, sono causa ed effetto e hanno un procedere circolare e non si arrestano mai. Sono i pistoni del cosmo.
Quarantaquattro minuti sospesi in una libertà metafisica improvvisa sperimentale, antigravitazionale, onirica e pindarica. Quarantaquattro minuti dove sembra che l’appartenenza a questo mondo materialista sia solo una sfocata diapositiva ossidata che rotea nel caricatore del tempo.
Registrato tra le mura antichissime di una chiesa rupestre del X secolo (S.Lucia delle Malve a Matera), questo “Your very Eyes” è un album dove il sax soprano di Gianni Mimmo, leader dell’Amirani Records, e i rumors di Xabier Iriondo si incontrano, spaziano, fluttuano nell’immateriale apparente e si uniscono carnalmente in un unico corpo astrale, fatto di ancia e lo-fi devices, eco ancestrali e strumenti a corda come il taisho koto e lo mahal metak.
Un progetto free che pare dialogare in millenni di onde magnetiche a tu per tu con una sacralità remota, come a risvegliare antiche divinità silvestri di madre natura, e con loro respirare, ansimare e ricongiungersi nell’essenzialità del ritmo universale. Sfruttando l’eco naturale della pietra nel silenzio dell’alba Matese, il percorso sperimentale di ricerca dei due musicisti si snoda tra respiri profondi, solos di sax ed effetti gracchianti, interferenze, scariche elettrostatiche, cinguettii che rinfrescano la memoria sulle introspezioni di Nono, il Battiato atavico, Steve Lacy, dando quello stato d’ascolto spartano, minimalista, nudo – addirittura biologico – già votato a condividere il suono naturalista con una avanguardia di una certa Kosmique Music tedesca degli anni 70.
Xaber Iriondo, grande chitarrista dai tanti trascorsi rock (Afterhours, Six Minute War Madness, A Short Apnea) e l’artigiano-musicista Gianni Mimmo – il cui tocco di sax porta alla grande scuola di Archie Sheep – in questo loro “Your Very Eyes” catturano e ricreano l’humus basale della musica, dal nucleo della sua modulazione, ovvero respiro, cadenza, armonia ed equilibrio, tra il moderno e il remoto; un soffio di chakra racchiuso in nove sequenze dal forte retrogusto propiziatorio, alla ricerca della seduzione naturale dell’antico “free-bop lo-fi” sciamanico.
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Massimo Sannella