Dopo diverse collaborazioni Gianni Mimmo e Xabier Iriondo hanno deciso di fare un disco coi loro nomi. Per farlo hanno deciso di registrare queste nove tracce in un luogo speciale: la chiesa rupestre del X° secolo di S. Lucia alle Malve, a Matera. Le ragioni di questa scelta sono state sia di ordine acustico – dato che la composizione della pietra si è ben prestata alle esigenze acustiche del duo – sia di ordine artistico, poiché nei piani dei due musicisti c’era l’intenzione di creare un vero e proprio meta-linguaggio. In effetti meta-linguaggio la loro musica lo è a tutti gli effetti dal momento che Mimmo si è inerpicato sulle improvvisazioni jazz, senza mai strafare peraltro, bensì restando sempre su livelli di contenuto minimalismo, mentre l’ex Afterhours ha lavorato come un grande artigiano sulle macchine, cesellando suoni, rumori, vibrazioni e disturbi, costanti o spezzettati che fossero, intermittenti o dilatati.
Quello che ne esce alla fine è, come ormai da tradizione per la Wallace e per Iriondo, un grande progetto, nel quale si toccano gli orizzonti dell’arte sperimentale, sempre imprevedibile e per certi versi mistica.
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Vittorio Lannutti