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“Matter, Its waves and radiation create sounds that enthrall. Inspired by this, we play music looking up”. Così si descrivono i Lilies On Mars, duo italiano (anche se non si direbbe) tutto al femminile, formato da Lisa Masia eMarina Cristofalo. Manipolatrici della materia, delle onde sonore e delle sue radiazioni, il tutto concentrato in una prospettiva spaziale, un’introduzione affascinante quanto inquietante, per questo ho voluto come punto di inizio di questa mia recensione la suddetta descrizione, onestamente non sarei riuscito a trovare parole migliori per raccontarvi DOT DO DOT, e cioè l’ultima fatica della band.

See You Sun, primo pezzo dell’album, è subito un colpo basso, echi e suoni elettronici si fondono intimamente con una particolarissima chitarra ritmica, ci si lascia subito portare via nel mondo dei “Gigli su Marte”, iniziare con un pezzo così bello è decisamente un colpo basso, si è per forza di cose obbligati a continuare il proprio viaggio. Arrivano prima Dream Of Bees, il quale è un concentrato raffinato di dream-pop, e poi la più esotica SIDE ABCDE, pezzo questo che si destreggia mirabilmente tra una tastierina che porta alla mente l’India e tra la nube di suono inglobante che nasce al minuto 1:40, il risultato è un altro brano fantastico. No Way e Entre-Temps scorrono piacevoli e conducono al pezzo di maggior risonanza (ma non più bello) dell’album: “Oceanic Landscape”, traccia in cui ad addobbare lo splendido modo di fare musica delle Lilies arriva l’ospite illustre Franco Battiato, il pezzo ne guadagna in colori e in qualità, pur mantenendosi sempre sulla linea guida di un pop sognante e psichedelico. A Impossibile Child, mi viene in mente la prima critica da muovere al disco: ok, i brani funzionano, le atmosfere sono quelle giuste, ma dopo 7 brani mi ci perdo quasi in queste atmosfere, sono troppo simili, il singolo pezzo in questo contesto rischia di perdere l’imprinting necessario. Neanche il tempo di mettere il moto il mio spirito da critico musicale di serie b, che parte So Far Dear America, i suoni si fanno più rarefatti e acidi, lo special finale è un trip onirico, non si perde però la linea musicale di fondo, ma cambiano i connotati della stessa, e inizia come una seconda parte dell’album, la quale racchiude l’aspetto più cupo del duo. Sugar Is Gone, sembra quasi un pezzo degli Aucan per come inizia (non li vedrei male in una collaborazione), e conferma la svolta verso ricordi e sonorità meno gioiose rispetto a quelle da cartolina sbiadita ascoltate fino ad ora. Penultima nell’ordine, ma prima nelle mie preferenze è For First 3 Year, compare qui un cantato in italiano quasi impercettibile e rarefatto, caratteristiche queste, che danno, insieme alla base musicale che si muove su suoni quasi irritanti, un mix estasiante di sensualità ed intrigo. I Crystal Castels tornano alla mente nell’atto conclusivo dato da Martians, se alla voce non c’è Alice Glass, sembra comunque di vederla, anche perché la qualità del pezzo e forse anche maggiore di quelli della band canadese.

Che dire, penso che il numero di volte in cui ho usato le parole: fantastico, estasiante, bello, sogno, atmosfere ecc., parlino da se. I Lilies On Mars hanno fatto un ottimo lavoro, hanno confezionato un viaggio mistico in un cd,  ci permettono di lasciarci trasportare via senza dover abbandonare la nostra cameretta, hanno dato vita ad un vero è proprio stupefacente legale(ma non per questo meno intrigante), poco costoso ed ottenibile da tutti. Ovviamente non si può vivere solo di sogni, ma si necessita anche di qualità musicale, e l’album ne è piena zeppa, questi brani non cavalcano spiccatamente nessuna onda “chill-qualcosa” d’oltralpe, ma segnano il percorso per una sperimentazione e una ricerca sonora molto interessante. Unica obiezione: fate più pezzi in italiano, brani come For First 3 Year chiedono maggior attenzione.

Alfonso Senatore

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