Technicolor – All About Jazz Italia

All About Jazz Italia parla di Technicolor

Giovanni Maier da anni realizza produzioni e collabora a progetti di grande qualità artistica e tecnica, e di stampo prettamente jazzistico: Techicolor è un album assai ambizioso e distante dai suoi ultimi lavori. Maier si cimenta al basso elettrico (assai inusuale) in questo album doppio di grande spessore ed estro.

La musica in entrambi i dischi è molto originale sia sotto il profilo delle strutture compositive che nell’impasto timbrico, particolarissimo e per lunghi tratti, quasi “lunare” grazie all’impiego consistente delle tastiere elettroniche.

Difficile inquadrare il lavoro in un ambito musicale preciso, ma sicuramente i riferimenti più evidenti vengono dal rock psichedelico, dal “progressive”, anche se con grande propensione al lirismo e all’ironia, e con l’improvvisazione a farla da padrona.

È bello imbattersi, nel panorama musicale italiano, in un’opera di questo livello, dove la razionalità compositiva va a braccetto con l’invenzione e l’improvvisazione.
Unico neo, in qualche episodio, è forse dato dall’eccessivo indulgere nella definizione delle atmosfere, belle ed intriganti, ma troppo estese

Oltre che dal leader il quartetto portante è costituito da alcuni dei giovani più rappresentativi della scena jazz contemporanea in Italia: Zeno de Rossi tesse trame percussive con il basso di Maier e Giorgio Pacorig e Alfonso Santimone alle tastiere creano atmosfere oniriche e spaziali (in pieno stile Blade Runner).

Nel CD “Featuring Marc Ribot” ai Technicolor si aggiungono Marc Ribot e Simone Massaron, e le sonorità cambiano drasticamente assumendo un registro decisamente più acido.I due CD sono molto diversi, ma ben assortiti (anche se gli elementi comuni sono evidenti): quando i Technicolor suonano soli le sonorità sono lunari e liriche, con grande ironia (tratti anni ’70 infarciti di riferimenti a motivi della pubblicità di quegli anni) e le due tastiere imperano soliste sulle texture sonore della sezione ritmica.

L’innesto di Ribot, grazie a un fraseggio inconfondibile, mette invece in campo forti riferimenti ai suoi “Cubanos Postizos” e agli “Electric Masada” di Zorn. Qui le tastiere si muovono più sullo sfondo, rendendo il sound ideale per le due chitarre, acide e distorte, che suonano sempre su canali differenti.
Simone Massaron si conferma musicista eclettico, a suo agio in qualsiasi situazione. Il risultato complessivo dell’opera risulta bello e compiuto, mai banale o ripetitivo.

Luca Vitali

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