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“La tua voce come il coro delle sirene di Ulisse m’incatena”. Per parlare delle Lilies on Mars e del loro nuovo lavoroDot to dot è quasi d’obbligo iniziare citando un verso diFranco Battiato, per tre motivi. Uno: con il maestro siciliano le conterranee Lilies On Mars hanno collaborato aprendo anche alcuni suoi concerti, Due: Battiato restituisce il favore duettando con loro nel singolo, “Oceanic Landscape”, aggiungendo la sua mistica e profonda voce a un pezzo che gli somiglia moltissimo, ma che le due Lilies On Mars rendono ancor più onirico e rarefatto. Tre: le ragazze siciliane sono due Sirene, per l’uso della voce che incatena per psichedelica e intensa dolcezza, splendidamente freddata da effetti elettronici e sintetici di grande raffinatezza.

Rispedito a New York Matthew Parker e la sua influenza cantautorale Usa, il duo al femminile rivendica tutta la sua forza ammaliatrice e sfodera un potente dream pop dal sintetizzatore facile, con altezze shoegaze che richiamano gli Slowdive. Non c’è malinconia, troppa è la perfezione. C’è un viaggio onirico, c’è la droga delle Sirene, la voglia di sbattere sugli scogli pur di ascoltare. È un disco quasi malvagio nel suo intimo e disarmante splendore: il perfetto specchio d’acqua in cui annegare. Lisa Masia e Marina Cristofaro, però, hanno molta perfezione greca ma poco di mediterraneo. Il loro sguardo punta a Nord, attraversa la Manica, guarda alle fredde terre d’Islanda, alla rarefatta Germania dei Lali Puna, all’Europa più algida e sperimentatrice che ha tra le sue colonne i Cocteau Twins e i Dead Can Dance. Solo la voce di Battiato in “Oceanic Landscape” riesce a riportare il caldo della Sicilia tra le altre nordiche tracce.

Splendide di pop peraltro, come in “No way”, tra i brani più immediatamente dreamy, in cui le due Sirene cantano e controcantano su un tappeto elettronico che ha il ritmo di un cavallo a dondolo. “So far dear America” è invece un volo sulle ali di un falco, tanto porta in alto: così lontana, cara America, non lo sei stata quasi mai, perchè qui si guarda perfino verso Oriente, e le sonorità si colorano all’improvviso, e sul finale, di un color ghiaccio decisamente vocalizzato alla Bjork. Il cambio di registro del pezzo innesca il grido più cupo delle Sirene, che tinge d’oscuro il dream-pop fin qui sognato, con le distorsioni elettroniche di Interval 2″ ad annunciare un lieve cambio di tono con “Sugar is gone” che si fa più electro-dark in “For the first 3 years”, ipnotico pezzo in cui, ma ci se ne accorge dopo un po’, il cantato è in italiano.“Martians” è un viaggio nello psychospazio e chiude il dolce e malvagio album, che è un vero e proprio trip, di roba buona, e legale.

David Drago

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