Rings Of Fire – Rockerilla

Rockerilla parla di Rings Of Fire

Per un amante del Miles Davis più sperimentale e free (ma mettiamoci dentro anche l’Ornette Coleman più innovativo) parlare di “Rings of Fire” è come incontrare un vecchio amico, la stessa familiarità di un rapporto che non ha bisogno di convenevoli, ma che si nutre di abbracci, sorrisi e buone chiacchiere. Non sfugge a questa considerazione la nuova collaborazione tra il sassofonista Daniele Cavallanti e il percussionista Tiziano Tononi, due nomi bene conosciuti nel circuito jazz italiano. Un incontro artistico coraggioso e stimolante che, ancora una volta, ma non ce n’era bisogno, colloca la Long Song come una delle più importanti in Italia tra le etichette attente ai nuovi fermenti del jazz elettrico e della musica di avanguardia. Un coraggio che non smetteremo mai di elogiare per la passione e la qualità delle produzioni Anche per “Rings Of Fire’ non si tratta di un disco di immediata assimilazione, perlomeno per chi non bazzica abitualmente le strade tortuose ma soddisfacenti di cui abbiamo parlato in precedenza. Un disco diviso in due parti: una prima dedicata sembra a suggestioni cinematografiche, trattandosi di sei “Faces”, che hanno quasi tutte come titoli i nomi di registi (“Cassavetes” e “Jannush” le più riuscite), la seconda una lunga suite in tre elementi che va ascoltata, perché descriverla sarebbe riduttivo, tanta la quantità di cambi di tempo, idee, fraseggi, stili che la compongono. E’ proprio questo il modo per amare un disco come “Rings Of Fire”, perdersi tra le sue note.

Edoardo Frassetto

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