Accomunati da un’attività ultratrentennale nel segno di una ‘ricerca’ che li ha portati ad operare nei territori di quell’avanaguardia che fin troppo spesso viene ignorata dall’informazione musicale ‘tradizionale’, Elliott Sharp e Nels Cline uniscono le loro forze – e le loro chitarre – in questo progetto, nato sotto l’egida della milanese Long Song Records, che grazie al recente accorto con Audioglobe sta cercando di dare maggiore visibilità alla propria azione nel campo della ‘musica di frontiera’. Due’ lati’ , uno acustico e l’altro elettrico, due diverse dimensioni di suoni e umori, accomunate dal filo conduttore di una obliquità tutto sommato prevedibile per un disco di avanguardia che si va però a sommare con l’affascinante imprevedibilità del loro svolgimento. Nei primi cinque pezzi, dunque spazio a sonorità nude, strutture ridotte all’osso, arpeggi appena accennati, nel segno di un andamento ipersincopato prodotto dalla continua alternanza tra suoni e silenzi. Improvvisi scatti frenetici, o rallentamenti enigmatici, sprazzi dal sapore ispanico o repentini decadimenti, nel segno del crepitare delle corde roventi. Un crepitio che nella seconda parte del disco si fa elettrico, coi suoni che si dilatano e l’atmosfera che, seppur ugualmente rarefatta si riempie di rumori di fondo, di scariche elettriche, e acuti lancinanti. Se nel primo tempo il fondale silenzioso forniva in un certo senso un ‘appoggio rassicurante’ all’ascolto, in questa seconda parte un susseguirsi di boati, di scricchiolii da ingranaggio anchilosato, di echi riverberati cosparge i brani di una crescente inquietudine, togliendo punti di riferimento e gettando l’ascoltatore in una nebbia sonora nella qualche si muovono figure indistinte, ma poco rassicuranti, fino a immergerlo in un liquido dalla vischiosità magmatica. Alla fine della sua corsa, “Duo Milano” avrà probabilmente già assistito alla fuga degli ascoltatori meno avvezzi a tali ambienti e con meno voglia di ‘osare’, mentre gli altri si saranno volentieri lasciati immergere in questa colata lavica, fino al suo raffreddarsi.
Marcello Berlich