Dandelions On Fire on Blow Up

Blow Up parla di Dandelions On Fire

Carla Bozulich vive ormai una seconda giovinezza, e particolarmente dalle nostre parti, Appena a ridosso del nuovo album la ritroviamo difatti a cantare nel disco d’esordio del chitarrista e compo- sitore Simone Massaron, che l’ha voluta alla voce assieme a Zeno Oe Rossi alla batteria [dalla band di Vinicio Capossela], Andrea Viti al basso e Xabier Iriondo ai “rumori e colori”, “Dandelions On Fire” è un album che riconcilierà i vecchi fan dei Geraldine Fibbers che non hanno amato troppo le sue ultime uscite, e ancor più quanti pongono in cima al piedistallo delle proprie preferenze le cover di “Red Headed Stranger”‘, La scrittura di Massaron è difatti generalmente tradizionalista e in linea con le classiche ballate dell’alternative country; così si leggono l’accorata ballad The Getaway Man, i deliziosi fifties a doppio passo della title track e di Here In The Blue, il prewar folk appena accarezzato di Love Me Mine, il jazzettino d’antan My Hometown. Suonano invece più scorbutici lo scorticato blues Five Dollar Lottery, la cupa e tesa Never Saw Your Face e le improwisazioni baluginanti e sfasciate Baby You So Creepy (il momento in cui Iriondo emerge di più) e I Saw Him, luogo terminale che chiude il cerchio dell’album riportando all’oggi l’ispirazione combattuta e febbricitante di Carla, Massaron è un ottimo strumentista e un ancor più valido scrittore, perfettamente a suo agio nel disegnare perimetri country come pulsanti e chitarrosi blues; la cosa più interessante del disco è difatti come il gruppo riesca a gestire in maniera estremamente calibrata anche i momenti in cui l’introversione di Carla tenderebbe a strabordare lasciando scivolare via le canzoni (penso soprattutto a I Saw Him e Baby You So Creepy). Ne viene fuori quindi un’immagine ancora una volta nuova e diversa di Carla e della ‘sua’ musica: e mi si perdonerà quindi l’aver recensito il disco centrando tutto l’interesse sulla sua presenza piuttosto che su quella dell’autore e degli altri musicisti; ma al cuore, come si dice in questi casi, non si riesce proprio a comandare.

Stefano Bianchi

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