Plays Monk – All About Jazz Italia

All About Jazz Italia talks about Plays Monk

Nel febbraio 2007 cadeva il 25° anniversario della scomparsa di Thelonius Monk. Tra i pochi tributi alla sua grandezza realizzati in quell’occasione, c’è Plays Monk, pubblicato proprio alla fine dell’anno scorso, anche se registrato nel novembre 2004.
Certo, Monk è stato oggetto nel tempo di omaggi memorabili, oltre che della viscerale attenzione riservatagli da molti grandi, inoltre le sue composizioni costituiscono uno tra i repertori jazzistici più battuti e riproposti. Eppure la piccola dedica di questo trio californiano si fa notare, perchè è resa accattivante oltre che dalla luce riflessa dei capolavori anche da alcune particolarità.
Innanzitutto i pezzi selezionati sembrano voler mettere in luce fino in fondo l’elemento più destrutturante della scrittura monkiana. Poi c’è la costruzione progettata dal trio clarinetto, contrabbasso e batteria. L’architrave di questa formazione è senza dubbio l’ancia di Goldberg (che già si era ampiamente ammirata nella formazione e nel disco New Monastery del chitarrista Nels Cline, dedicata a Andrew Hill) che ripropone intatte tutte le geometriche melodie, riuscendo a mantenere in un equilibrio perfetto quell’elemento arcaico e allo stesso tempo profondamente innovativo che c’è in ogni pezzo di Monk.
Basso e batteria giocano invece a tutto campo con il tempo e introducono nuovi interventi, assoli o punti di chiaroscuro in ognuna delle dieci composizioni.
Si ascoltino a questo proposito “Boo Boo’s Birthday” o la bella versione di “Little Rootie Tootie”. Quest’ultima la si confronti con la celebre incisione di Monk del 15 ottobre 1952 in trio con Art Blakey e Gary Mapp: l’effetto sorprendente del cubismo monkiano è intatto nell’opalescenza del tema, ma il portamento di basso e batteria sono completamente stravolti, senza denigrare per questo l’originale.
Se dunque è indiscutibile che al confronto con il triplo di Von Schlippenbach Monk’s Casino (Intakt) questo CD sia poca cosa, d’altra parte l’ascolto riserva qualche sorpresa, per la ricchezza di momenti musicalmente molto felici e per lo sguardo inedito sul pianeta Monk.

Gigi Sabelli

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