La crisi del cd ha tra i suoi effetti l’infittirsi delle produzioni in vinile, non senza una chiara valenza iconica. Dopo una pausa seguita ad un ritmo di uscite piuttosto serrato, anche la Amirani del sopranista pavese ha deciso così di saltare il fosso, pubblicando il suo primo lp (a tiratura limitata e numerata di 250 copie).
Protagonista è lo stesso Mimmo abbinato all’anglo-keniana Blunt con la quale, per promuover il disco, ha compiuto un corposo giro di concerti anche oltre Atlantico.
“E’ davvero un lavoro che mi ha appassionato, afferma Mimmo, e in cui riconosco fiori sbocciati da semi lanciati tempo fa. Stampare il vinile ha rappresentato un’avventura in sé e anche studiare il mastering è stato interessante. L’ascolto prevede una gestualità e una piccola ritualità”.
Tutto ciò si conctretizza in una musica rigorosa e seducente, tutta giocata sull’improvvisazione totale, però con un senso della forma, una sapienza timbrica e una capacità di reciproco ascolto assolutamente esemplari.
Bellissimo, purissimo anche nei rari frangenti più nervosi, il lavoro procede così suggerendo l’idea che, se l’opera perfetta non esiste, qui si marcia abbastanza nei suoi pressi.