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JAZZ CONVENTION talks about Trouble No More… All Men Are Brothers

«The Allman Brothers Band Music meets Coltrane, Ayler and Mingus. A stunning mix of Avant Jazz and Rock Blues!» Questa la presentazione che il sito della Long Song Records offre per il nuovo lavoro di Tiziano Tononi & Southbound. E prosegue con una “equazione musicale” che spiega una parte del ragionamento seguito da Tiziano Tononi: togliere le chitarre dai brani della Allman Brothers Band per aggiungere fiati, violino e fisarmonica. E così abbiamo il quadro sonoro e i riferimenti artistici di Trouble No More… All Men Are Brothers.
Quando si parla dello stato attuale della musica, si arriva spesso ad una affermazione condivisa in modo pressoché unanime: «Oggi come oggi, è già stato fatto tutto!» Credo che, probabilmente, non sia mai stato tentato un progetto analogo a questo: sia andando a memoria che cercando in rete, non ho trovato altri esempi simili. È un omaggio alla band di Gregg e Duane Allman, in primo luogo, e alla concezione musicale di quelle formazioni ampie e ampiamente dedicate all’improvvisazione nel rock. E poi al blues, ai suoi accenti e ai suoi interpreti. L’andamento disegnato da Tononi riprende quello di un live di una Jam Band, con i brani aperti a lunghe improvvisazioni modali, i temi che ritornano, gli assolo come discorso condiviso tra i vari solisti che si alternano, si rispondono e proseguono l’uno il concetto dell’altro, si affiancano e si sommano. Naturalmente nel progetto di Tononi si aggiungono anche altre ispirazioni e suggestioni al Southern Rock: le avanguardie jazzistiche e la lunga pratica di improvvisazione radicale del leader e e di molti dei suoi compagni di avventura; il rock psichedelico californiano della fine degli anni sessanta fa capolino in certe assonanze e in alcuni punti di contatto presenti già all’epoca tra le due correnti. Le sonorità di violino e fisarmonica rappresentano una delle chiavi più intriganti del lavoro: se, da una parte, si avvicinano alle chitarre e alle tastiere dell’originale, richiamano anche il jazz degli albori e la musica popolare per offrire dimensioni ulteriori alla musica e dare una visione personale e meno scontata all’interpretazione offerta ai brani.
La personalità dei singoli e l’adesione convinta alle “linee-guida” del progetto completano il discorso. Trouble No More è un disco suonato con energia e dedizione, un ragionamento musicale che prende le mosse da un punto anche molto specifico e preciso – i brani della Allman Brothers Band, come è ovvio – ma raccoglie stimoli e spunti da tante direzioni diverse. Il mondo sonoro degli Allman si presta a questo tipo di suggestioni e di sintesi: basta considerare alcuni capisaldi della loro discografia, come il Live at Fillmore East e Eat a Peach, oppure le vicende artistiche dei vari membri che hanno fatto parte della band nel corso di oltre quattro decenni. Una miscela capace di sfuggire sempre ad una definizione precisa: siamo in ambito rock, è ovvio, per il suono delle chitarre, per molti stilemi, per l’estetica generale, ma in ogni nota si sente anche altro. Ed è proprio nelle “finestre” aperte verso altri mondi presenti nella produzione degli Allman che si inserisce Tononi per intrecciare il suo contributo: il materiale di partenza non viene stravolto né utilizzato come pretesto, viene suonato con un approccio da jam band ma secondo le personalità dei dieci protagonisti. L’assolo di armonica in You Don’t Love Me di Fabio Treves, uno dei padri nobili del blues italiano, è l’esempio più immediato per mostrare il rispetto che Southbound ha per l’originale ma lo stesso atteggiamento in grado di unire rispetto e personalità viene utilizzato per tutto il disco.
Come afferma Tononi, presentando il disco, la musica degli Allman unisce altissima qualità e una fertilissima creatività. E, in effetti, il batterista e i suoi musicisti seguono lo stesso principio ispiratore per avviarsi verso una sintesi espressiva davvero ben congegnata. Il risultato è in un quattordici tracce in cui riescono a tenere sempre viva la tensione, a convogliare gli stilemi del jazz in un contesto più vicino al rock e viceversa, a rivolgersi in una tanto agli appassionati del jazz che degli Allman Brothers con un disco in grado di non deludere gli aspettative né degli uni né degli altri e, magari, di gettare un ponte per avviare anche alcuni ascoltatori verso dischi o gruppi mai affrontati finora.

Fabio Ciminiera

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