Irrintzi-BlowUp

BlowUp talks about Irrintzi

Dopo oltre vent`anni di carriera e collaborazioni con chiunque abbia avuto un minimo credito nell’underground italiano, pare incredibile che questo sia il primo disco solista di Xabier lriondo. Un disco che mobilita una cordata mai vista di etichette in associazione e che intende farsi ricordare a partire dal formato, 2 vinili incisi su una faccia sola con serigrafia originale sull’altra. E la musica, direte voi. Beh, la musica non può che essere di qualità, conoscendo il curriculum, la sensibilità e la bravura di lriondo; e potremmo azzardare che “lrrintzi” [parola che nei Paesi Baschi, terra in cui il Nostro ha origini anagrafiche, significa grosso modo ‘urlo stridente e prolungato] sia in qualche modo una summa degli stili percorsi da Xabier nella sua articolata carriera. Il primo vinile, composto da I» inediti, è quasi perfetto: l’apertura di Elektraren Aurreskua è un inizio straordinario, flauto world, corde dissonanti e cori, probabilmente un riferimento alla tradizione basca, con un risultato complessivo che potrebbe far pensare ai Traffic di “Mr Fantasy” in versione etno. Si cambia subito dopo con la title track, lunga iterazione elettronica che fa pensare alle frequentazioni kraute dei Can e che poi ha una deriva rumorista. Ancora più originale, e certamente uno dei vertici del disco, è Il cielo sfondato, riff acustico sognante e un bellissimo, schizofrenico solo di chitarra. L’unico brano originale non altrettanto incisivo, poiché troppo poggiato su un lungo monologo recitato in spagnolo, è Gerníka eta Bermeo, anche se va detto che la base è piuttosto interessante.
ll secondo disco è forse la vera sorpresa, in quanto consta di›5 cover assolutamente eterogenee, l’unica delle quali tutto sommato poco sorprendente e nella norma è la lennoniana Cold Turkey, che chiude l’album. Sulle altre canzoni invece lo stravolgimento è notevole. La prima è Reason To Believe di Bruce Springsteen e affascina senza condizioni: diventa un rock spoglio e ipnotico che potrebbe richiamare i Primal Scream su una dorsale elettronica. Ci sono poi due pezzi violenti: se l’hard core stoogesiano di The Hammer dei Motörhead è comprensibile (ma quanto spacca!), l’electro in giapponese [?] in puro stile Boredoms di Itziar en Semea che pare campionare Aphex Twin, rivoluziona totalmente una canzone che appartiene al repertorio della musica popolare. Il pezzo forte pero e senza dubbio Preferirei piuttosto gente per ben gente per male, che miscela un testo di Francesco Currà con Gente per bene gente per male di Lucio Battisti; il testo, una filippica di lucida follia, un crescendo surreale su una base musicale volutamente poco appariscente, è memorabile. Nel complesso abbiamo qui un disco di positiva sconnessione e deliberata libertà stilistica Forte delle sue imperfezioni, pare costituzionalmente destinato a rimanere un gioiello ad appannaggio di pochi. Ma se avrete la fortuna di scoprirlo potrete innamorarvene perdutamente.

Bizarre

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