Immagine poetica quella dei fiori di tarassaco (detti volgarmente “soffioni”) che bruciano, un fiore così impalpabile così etereo che brucia, che si consuma letteralmente in una vampata, senza lasciare cenere,senza lasciare neanche una traccia annerita.
Un’immagine potente per intitolare uno dei dischi di canzoni più belli che ho avuto modo di ascoltare quest’anno, anzi, al diavolo la prudenza, il più bello. Sì perché scrivere e mettere in musica canzoni non è mica facile, provatevi voi a cantare per l’ennesima volta i soliti temi universali, della tristezza, dell’amore, dell’odio, della difficoltà di vivere rimanendo originali, inventando qualcosa di nuovo, senza cadere nel banale o nel già sentito. Mica facile, ci vogliono muscoli e testa, intelligenza e sensibilità, e un gran coraggio: insomma bisogna essere artisti, artisti nel senso di chi senza bisogno di altro che una voce e una chitarra che la accompagni è capace, così, senza sovrastrutture, senza tante menate intellettualistiche, di incatenarti a una sedia, di invadere la tua testa con una musica scura, passionale, arrabbiata, contorta come può essere questo blues metropolitano, che arriva dritto dal passato, come può esserla la voce roca, sensuale e vissuta di Carla Bozulich e la chitarra intrigante, potente, valvolare e carica di Simone Massaron.
Mettetevi comodi, non si scappa, in fin dei conti sono solo 9 canzoni, nove, a dimostrazione del buon gusto di chi sa evitare dischi prolissi che sciupano i buoni contenuti, annacquandoli inutilmente. Ogni nota è decisa, ogni strofa cantata, sputata con intenzione, senza rimorsi e senza rimpianti, con una trasparenza e una sincerità che ti lascia senza fiato.
L’avesse fatto Tom Waits questo disco sarei a gridare all’ennesimo miracolo di un grande artista e mi troverei a cercare di non copiare tonnellate di altre recensioni, giustamente, entusiastiche, ma l’ha fatto un italiano, con una band dietro di fronte a cui è d’obbligo levarsi il cappello e con una cantante che fa persino paura. E allora? E allora mi arrabbio, mi arrabbio perché una musica del genere non viene giustamente celebrata, esaltata a dimostrazione che anche noi italiano sappiamo fare belle cose, che non c’è sempre bisogno dell’eterno ritornello chitarra-pizza-mandolino, che siamo nel XXI secolo e che sono stufo dell’ennesima Carta-accia che mi gira attorno proposta dagli Amici giusti con il Fattore X cucito adosso.
Good bye America, sei sempre lontana, ma questa volta non cerco di raggiungerti neanche con la musica, la Musica è già qui.
E se non mi credete provate a ballare come un lento Dandelions on Fire con la persona che amate … a luci spente, per favore.
chitarraedintorni.blogspot.com/ talks about Dandelions On Fire
empedocle70