All About Jazz – No Time Left

All About Jazz talks about No Time Left!

4 stelle ****

Registrato a Brooklyn nel giugno 2015, questo nuovo lavoro della Premiata Ditta Cavallanti/Tononi non tradisce neanche stavolta le attese, anzi rinverdisce atmosfere e -diciamolo pure -opulenze che la crisi globale in cui ci stiamo dibattendo ha finito spesso per mettere in un angolo (proprio per un fatto di dispiegamento di mezzi e forze).

Qui c’è tutto il vigore, atmosferico e soprattutto creativo, inventivo, dei lavori migliori legati -semplificando, ma non concettualmente -al marchio-Nexus, le opere dedicate ad Ayler, Kirk, Cherry, Rudd e chi più ne ha più ne metta. Qui i dedicatari, del resto, sono molteplici, da Ornette Coleman (specificatamente il secondo brano, ma poi tutto il disco) a Gil Evans, Harry Miller e Bill Dixon, Jim Pepper e Andrew Cyrille, l’unico ancora in vita.

Le temperature sono come accennato vitali, corporee, a tratti quasi orgiastiche, nella migliore tradizione che va da Ascension ad Ayler, Mingus e Sun Ra, diaspora sudafricana e Art Ensemble Of Chicago (tanto per arrestarsi a qualche nume tutelare fra i tanti possibili). Ne fa fede tutta la prima metà del disco, fin quando, nel corso del quinto brano, fa capolino -e poi decisamente si afferma -una souplesse magica e quasi favolistica, ludica, a tratti, ancestrale e pre-jazzistica, che, in particolare attraverso un inconfondibile uso dei flauti, rimanda all’altrettanto amato Don Cherry e al suo pan-culturalismo espressivo.

Tale orientamento più introspettivo si allarga al successivo “Slaps, tones & drones,” il brano più ampio del lavoro (oltre venti minuti), non a caso dedicato a Bill Dixon, che peraltro cresce poi via via fino a un vociferante collettivo finale, la cui indole abbraccia pure il conclusivo (e ben più breve) “I See You Now, Jim!,” incalzante, vagamente funkeggiante, massicciamente corale, a conti fatti l’episodio in cui maggiormente si salda il debito con l’estetica-AEOC.

Disco ricco, pieno (di idee, anche), rigoglioso, in cui intelligenza e capacità di presa (quindi di impatto anche squisitamente “di pelle”) si fondono mirabilmente, con pochissime pause. Ognuno fa per intero il suo dovere (almeno Robertson, del resto, ha con Cavallanti e Tononi ampia e antica frequentazione), perfettamente funzionale al risultato globale.

Alberto Bazzurro

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