All About Jazz Italia – The Blessed Prince

All About Jazz talks about The Blessed Prince

5 stelle *****

Abbiamo già parlato due volte di questo strepitoso quartetto di Emanuele Parrini e di questo disco, preparato due anni orsono con un concerto che ne precedette la registrazione e presentato quest’inverno con un altro live. E ne avevamo parlato bene. Adesso, dopo l’attento ascolto del CD, non possiamo che ripeterci.

L’album ripresenta infatti fedelmente quel che si era potuto ascoltare dal vivo, senza perdere né forza, né comunicativa, grazie alla ricchezza delle composizioni -quattro del leader, tre del contrabbassista Giovanni Maier -e della straordinaria vena dei quattro interpreti, perfettamente affiatati nel produrre una musica complessa ma godibile, libera ma drammaturgicamente lucida e coerente, incentrata su un suono che da individuale si fa collettivo.

Il disco è intitolato e dedicato ad Amiri Baraka, che aveva suonato con Parrini nel Dinamitri Jazz Folklore (ed è uscito un CD che lo documenta), essendo il suo cuore la suite eponima, in tre parti (anche se, curiosamente, la terza è staccata dalle altre due), che ha anche un’unità tematica che la differenzia dal resto del disco -peraltro stilisticamente assai coerente.

Infatti, fin dal primo brano -“Disk Dosk,” di Maier -il lavoro si sviluppa lungo una molteplicità di linee che si incrociano: quelle “portanti” del contrabbasso, che resterà protagonista per tutto il lavoro con Maier che vi offre una prestazione davvero spettacolare; quelle del violino del leader, libere e drammaticamente espressive; quelle del sax contralto di Dimitri Grechi Espinoza, ora altrettanto libere, ora invece liriche, ma sempre comunicativamente molto efficaci. Il brano, molto bello, alterna intensità dinamica collettiva a momenti più riflessivi -splendido il solo del contrabbasso -e ha una mirabile compiutezza. Dopo un brano più sospeso, sempre di Maier, inizia la suite “The Blessed Prince,” a firma di Parrini, la prima parte della quale si avvia sommessamente in modo corale per poi impennarsi con un tema teso che dà il via a improvvisazioni molto coinvolgenti. Un lungo solo di contrabbasso segna l’inizio della seconda parte, invece tutta su dinamiche moderate e condotta dal gruppo quasi sempre frammentato. La terza parte -che arriva dopo “San Frediano,” brano di Maier—riprende inizialmente la frammentarietà con un duetto tra Parrini ed Espinoza, poi si riapre su scenari collettivi più veloci e dinamicamente intensi, dalla forte libertà espressiva che richiama il clima anni Settanta caro a Parrini, dove eccelle la batteria di Andrea Melani, autore anche di un pregevole assolo. Il disco si chiude con un blues di Parrini, che unisce complessità e lirismo, scandito di nuovo da un magistrale Maier al contrabbasso e reso imprevedibile dalle corde del violino di Parrini.

Un disco davvero notevole, complesso e coinvolgente, a suo modo classico ma freschissimo, suonato in modo splendido. Da mettere senz’altro nella rosa delle cose migliori del 2016, non solo italiane.

Neri Pollastri

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